La prima delle flaggers

30 Maggio 2016

La tensione era palpabile già dai dialoghi in chat.
“In quante si gioca? a che ora? ma davvero sull’erba davanti a tutti?
Nooo, io non gioco! Ma tu vieni? metti gli scarpini?”
Non solo abbiamo giocato, ma abbiamo fatto anche il solito allenamento del sabato mattina per provare il terreno, un frugale spuntino post allenamento, il pranzo sportivo in una tavolata all’Hosteria del campo e poi tutta quella fase di preparazione alla partita vera e propria tra cui nominare una capitana!
Tre i requisiti: avere partecipato agli allenamenti in modo assiduo, essere un esempio per gli altri in fatto di determinazione, essere un riferimento.
La scelta di tutte su due nomi, Stefania e Serena, rispettivamente capitana e vice. Molto bene.
Spogliatoio numero 4, ore 9 – 20, riservato DONNE, un punto fermo per ciascuna squadra. Non più solo lo spogliatoio dell’arbitro, sul retro, ma uno spogliatoio grande, come le squadre degli uomini, di fronte al campo da gioco.
Ed eccoci in campo; contro, una squadra francese, un misto di filles et hommes con i quali abbiamo giocato nell’ambito del torneo in memoria di Paolo Piva.
Flag o touch? Il tempo di trovare un’intesa sulle regole con i transalpini e via per un touch misto, uomini e donne, italiani e francesi, visto il numero ristretto di maman francesi.
L’inizio è un po’ balbettante, la velocità des hommes è inusuale per i nostri ritmi ma ci adattiamo con decisione e una piacevole competenza.
Le nostre flaggers, di cui due con i francesi, corrono, avanzano col pallone, fissano e smarcano i compagni in maniera puntuale e in difesa chiudono i varchi. Ci stiamo divertendo e chi sta fuori, scalpita per entrare, di qua o di là non importa, basta entrare.
E il pubblico? Quello di cui ci si preoccupava tanto? Pare non esserci per essere timorose di fare qualcosa di sbagliato, c’è solo per compiacersi di questo gruppo di mamme che ha avuto la costanza di arrivare a questo punto, “sopportando” anche due allenamenti infrasettimanali all’inizio non programmati.
Quattro i tempi per un’ora di gioco e l’ultimo il più armonico. Due gruppi di mamme, le nostre da una parte, le francesi dall’altra con nostri rinforzi. Un bel vedere, una musica dagli accordi bilanciati, e finalmente un ritmo adeguato alla nostra esperienza. Allora bella continuità, azioni piacevoli a vedersi con una tecnica individuale ammirevole.
Il risultato? Abbiamo vinto, se non altro per avere avuto la forza di allestire una squadra con una propria maglia, con un nucleo fondamentale di mamme che si danno appuntamento al campo desiderose di apprendere e di migliorarsi. Dai primi allenamenti, infatti, tanti i progressi nell’apprendere un gioco che presenta mille sfaccettature alle quali bisogna continuamente adattarsi.
“Vi siete divertite?”, questa la mia domanda a fine partita e un coro di sì la risposta unanime.
Ci aspetta il terzo tempo, alla maniera delle flaggers, con un angolo allestito in area di meta. E’ l’eleganza, lo stile, la cura tipicamente femminili, caratteristiche che decisamente non stonano e che accompagnano in modo netto uno sport decisamente maschile.

Andrea Lijoi

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