Veterani: Rugby Club di Arles

A conclusione di un tour de force che ha visto i Senatori impegnati in vari eventi nel corso dell’ultimo quadrimestre del 2016, la Capitolina ha il piacere di ospitare, il giorno 11 novembre, i francesi del Rugby Club di Arles, ridente cittadina della Provenza.

Come è noto, Arles è la città che in Francia ospita il più cospicuo patrimonio di vestigia romane. Sono particolarmente famosi  l’omonimo  l’anfiteatro, nonché il teatro antico, le terme di Costantino e la necropoli. Ma le origini della città sono ancora più antiche, essendo Arles un avamposto commerciale già in epoca preromana, fondato dai Greci  dove il Rodano sfocia nel Mediterraneo e allora nota con il nome di  Théliné.

Fu poi sotto la dominazione romana che Arles raggiunse il suo apice, divenendo importante centro politico, culturale e militare. Già sotto il dominio romano a partire dal 122 a.C.,  le fu dato il nome di Arelate, ovvero “luogo presso lo stagno”. La città crebbe in importanza e fu un importante alleato di Giulio Cesare durante la guerra civile contro Pompeo. Per ricompensa la città venne elevata al rango di “colonia”, ottenne i territori della vicina Massalia (che era alleata di Pompeo)  e fu dato ulteriore impulso al suo sviluppo urbanistico e commerciale. Furono infatti i veterani della Legio VI Ferrata che, nel 46 avanti Cristo, al termine del servizio militare obbligatorio (che durava venti anni…) cinsero di mura quaranta ettari di terreno, ed edificarono il primo nucleo di quella che sarebbe poi stata una delle maggiori città gallo romane.

Un legame antico quindi quello con la città di Roma, un legame che idealmente si ricompone con la visita dei (chissà?) discendenti di quegli antichi legionari ad un club che nel proprio nome richiama le radici comuni.

I moderni gallo romani arrivano quindi alla Capitolina in un venerdì sera piovoso e freddino degno del film “benvenuti al Nord”.

Un rapido benvenuto, con il buon Alberto Magni che fa da anfitrione, e  poi tutti a cambiarsi per la partita. Visto l’alto numero di presenze tra i Senatori, il confronto è stato organizzato su tre tempi da venti minuti ciascuno, con l’opzione di un quarto tempo a ranghi misti.

Un rapido riscaldamento e si comincia. Si comincia si, ma sembra quasi che i Senatori non siano ancora scesi in campo. Infatti nel corso del primo tempo la compagine romana subisce quattro mete, ma quel che è peggio è che rispetto al gioco messo in mostra solo una settimana prima, si percepisce una netta involuzione, con placcaggi quasi assenti, rigidità nella manovra, e un confronto fisico quasi sempre a favore dei  transalpini.

Solo negli ultimi minuti la squadra sembra scuotersi e ritrovare unità e efficacia. Nel secondo tempo le cose cambiano, se non nella tendenza, almeno nel gioco. I francesi sono meglio organizzati, più veloci, più giovani (in media) e riescono a “leggere” il gioco dei Senatori spostando la palla e quindi l’asse del gioco dove più debole risulta la difesa. Tuttavia questa volta i Senatori placcano, spingono e contrastano, e se la partita non cambia nell’andamento, cambia parecchio nello sforzo che i francesi devono fare non solo per penetrare le linee della arcigna difesa, ma anche per difendere a loro volta sulle puntate dei tre quarti nostrani. La partita è maschia, qualcuno rimane a terra toccato duro, ma poi si rialza, e da nessuna delle due parti si fanno favori.

Stessa storia anche nel terzo tempo: i francesi sicuramente sono superiori, spingono e segnano, ma i Senatori non demeritano. La partita si chiude a favore dei francesi con il punteggio di otto mete a una. Potrebbe sembrare una debacle, ma a giudizio di molti il punteggio è troppo severo in relazione a quello che si è visto in campo. Comunque il fatto che i  francesi abbiano declinato l’invito a giocare anche il quarto tempo, un suo significato lo avrà….

Partita finita quindi, e come è nella logica del rugby, se da una parte in campo si lotta sino all’ultimo minuto su ogni palla e su ogni contrasto, quando l’arbitro fischia la fine si accetta il risultato del campo, che nel rugby premia sempre chi lo ha meritato.

Quello che importa è essersi divertiti, aver fatto nuove amicizie, aver celebrato insieme lo spirito del rugby, e che nessuno si sia fatto male seriamente. I lividi e i bozzi per il rugbista sono un pò come le medaglie per un soldato, se non esci segnato vuol dire che non hai combattuto.

Quindi via al terzo tempo, con il tempo (meteorologico) che fortunatamente dava tregua. Lasagne, arista di maiale e patate, unite a birra, vino e leccornie varie contribuivano a ristorare i fisici provati dallo sforzo. Scambio di doni e, dulcis in fundo, l’apertura dello scrigno del tesoro da parte del Tesoriere Capitolino Fiorinus (nomen omen), scrigno particolarmente apprezzato perché il suo contenuto di nettari non solo liquidi provvedeva ad aumentare notevolmente il livello di endorfine e di alcool nei fisici dei provati ma felici dei giocatori.

Un grazie a tutti quindi, ed un arrivederci agli amici dell’Arles, con la speranza di poter un giorno ricambiare la visita.

Infine un grazie particolare poi ad Orazio, che nonostante la temporanea menomazione fisica continua ad essere una presenza costante non solo negli eventi dei Senatori, ad Alberto Magni che come al solito si è dato disponibile per organizzare il tutto, nonché a Marco Pauletti, che si è prestato ad arbitrare  un gruppo di “vecchietti terribili” non sempre facili da gestire…

 

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