Under 12 Torneo di Rovigo

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Torneo di Rovigo

Alfieri, Carlesimo, Carpitelli, Ferrari, Filippucci, Girelli, Iscaro, Lichino, Montuori, Necci, Parodi, Ribechi, Sanseverino, Schirripa, Siciliano, Silvestri, Spadaro, Stefanoni.

Altra verifica per i nostri 2004 con il torneo di Rovigo, un’occasione per incontrare squadre nuove al di fuori dei circuiti regionali. Partenza sabato e emozionante, come sempre, l’atmosfera che si respira al campo con i ragazzi sparpagliati sull’erba ad attendere il pullman. I genitori, tantissimi, pronti a salire in macchina e seguirci in questa prima avventura primaverile. Le circa sei ore di viaggio non pesano più di tanto. I “senatori” sono in fondo, via via gli altri in ordine perfettamente gerarchico. E tra cori, hosterie e video arriviamo in hotel. Responsabili i ragazzi nel vivere la sera pre-gara. Noi grandi non dobbiamo assolutamente intervenire e questo ci dà il polso di quanto i nostri u.12 siano maturi. Domenica sveglia presto, alle sette e un quarto. Vogliamo fare le cose con calma e arrivare al campo per tempo. La nebbia è abbastanza fitta ma le previsioni lasciano spazio alla speranza di vedere il sole a metà mattinata. Il nostro sole lo vediamo appena mettiamo i piedi in campo per giocare. Voglia e concentrazione sono le caratteristiche del gruppo e lo stiamo dimostrando.

Due gironi, uno da sei e l’altro da cinque squadre, il nostro. Inizio con Villadose-Rosolina spingendo subito al massimo ma mostrando indisciplina nel rispetto dei cinque metri nella difesa da avvio del gioco e sciupando tanti palloni con una gestualità spesso approssimativa. E una salita difensiva molto blanda ci costa l’unica meta della mattinata. Il Cernusco ci dà l’opportunità di riconciliarci col rugby che conosciamo. Velocità offensiva e arrembaggio difensivo. Tanto il volume di gioco che passa attraverso le nostre iniziative, viziate, se vogliamo, da una carente profondità offensiva. Ma stiamo prendendo le misure per arrivare al Prato, sulla carta la squadra che più ci può impensierire, nel modo migliore per quanto riguarda la cura dei particolari. E in effetti la nostra voglia di arrivare a giocare la finale è difficile da contenere. Anche il Prato viene superato. Abbiamo circa un’ora e mezza per la partita successiva con Sesto Fiorentino. La spendiamo rilassandoci e riposando dopo tre partite giocate a ritmi molto alti. Nonostante l’ampio intervallo, rientriamo in campo con la necessaria concentrazione e l’ultimo incontro diventa solo un momento di passaggio tra noi e la prima dell’altro girone. Il pranzo ci attende. Disciplinatamente, lasagne e cotoletta, saltando molto a malincuore le patatine fritte ma già sulla cotoletta abbiamo dovuto chiudere gli occhi concedendo una deroga. Dalla fine dell’ultima partita, le dodici e trenta, dobbiamo aspettare quattro ore per giocare la finale. Tante, troppe. Ma questo non va ad incidere sulla nostra concentrazione. A mezz’ora dall’inizio cominciamo a sgranchirci le gambe, a cercare quella calma che serve ad affrontare i padroni di casa, il Rovigo. Arriviamo al fischio iniziale sicuri della nostra forza e delle nostre possibilità. Ce la possiamo giocare. Il teatro è d’eccezione, il Battaglini, il pubblico, eccetto il non tanto sparuto gruppo di romani, genitori u.12, giocatori e genitori u.8 e 10, è tutto rossoblu. Iniziamo un po’ intimoriti e contratti. Rovigo è una squadra solida e attorno ai suoi perni ruota tutta la squadra. Usano il piede, in maniera molto efficace, e questo ci costa molto. Rincorriamo con un po’ di affanno. Noi ci muoviamo come squadra, abituati ad osservare e scegliere ma è difficile risalire il campo e spesso, troppo, veniamo puniti per la nostra indisciplina in termini di regolamento. Perdiamo lucidità e il Rovigo, aggirandoci, va alla seconda meta. Non ci stiamo, ci rimbocchiamo le maniche e accorciamo dopo un’azione insistita in cui abbiamo il merito di mantenere il possesso del pallone a lungo. Ma sono ancora i bersaglieri a segnare, ancora con un’azione in cui non chiudiamo efficacemente lasciando lo spazio al largo. Siamo sotto di due mete ma non ci stiamo e, insistendo, accorciamo. Non basta e non vogliamo fermarci. Troviamo il pertugio giusto dove infilarci. E’ tre a tre. Ancora qualche schermaglia fino al fischio finale. Che si fa? E’ l’occasione di andare alla “golden meta” che chiude le ostilità. E ancora una volta la nostra poca lucidità ci costa tanto mettendo l’arbitro in condizione di farci arretrare. Da un loro calcio tattico l’ultima freccia al loro arco  ci trafigge inesorabilmente. Da parte nostra c’è amarezza e si recrimina ma rendere omaggio ai vincitori porgendo la mano e facendo il “corridoio” riporta tutto alla calma. Adesso possiamo analizzare insieme la partita, con molta calma, riportando il tutto alla giusta tensione. Un bel cammino il nostro fino ad arrivare ad una squadra, il Rovigo,  pronta a giocare in modo anche strutturato, da grandi. Per contro, un gruppo che deve ancora imparare ad usare le giuste contromisure ma che trarrà un grosso insegnamento da questa esperienza veneta. Domenica prossima si riposa, sarà Pasqua, ma poi di nuovo fuoco alle polveri. Nell’ordine abbiamo Noceto, Prato, Parma, Viterbo e Padova, una bella cavalcata per arrivare al primo maggio in salute, avendo messo a punto quegli aspetti dove siamo ancora deficitari. Difficile dare un giudizio sui singoli e menzionare qualcuno in merito a questo torneo, sarebbe riduttivo nei confronti della squadra che, veramente, lavora d’assieme. Solo un flash per ricordare la meta di Supergiulio nella finale, forse il più piccolo dei nostri ma con un cuore veramente grande, quello che ha dimostrato in ogni frangente la squadra. Molto bravi!

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