Trasferta urchina al St.Bernadettes Old Boys

13 Marzo 2018

IMG_9541 (1)I ragazzi del 2005 e 2006 si fanno onore a Bristol

E’ come la traiettoria ubriaca della palla bislunga. Non sai mai il suo destino e cosa offre, capace di spiazzarti sempre, anche quando pensi di sapere tutto di ogni sua improvvisa direzione. E’ lì, pronta a stupirti. C’è sempre da imparare nella vita come sui campi da rugby e quel rimbalzo spiazzante per ospitalità, generosità e amicizia semplicemente sincera e autentica gli urchini del 2005 e 2006 hanno avuto l’onore di raccoglierlo dall’anima e dal cuore pulsante della St. Bernadettes Old Boys RFC, club non lontano da Bristol, che ha ospitato il nostro gruppo di 16 ragazzi per un “test match” unico nella sua coreografica essenza. Accoglienza in giacca e cravatta, condivisione e scambio di battute e persino, perché no, una sfida di bevute, rigorosamente analcolica (con la scoperta di talenti inaspettati e… inespressi!), prima dei saluti finali celebrati con tanto di balletto sulla piccola collina che fa da ingresso al club. In mezzo a questo calore commovente una sfida gelida nel fango, tipicamente british, con l’immancabile pioggia leggera e trasversale. Alla fine sguardi sfatti ma felici dopo 50 minuti di contesa arrembante. “Pa’, che divertimento ma che fatica”, confessa un partecipante urchino con i lividi già pronti a manifestarsi sulla pelle.IMG_9512

Era forse così che sognavano i nostri ragazzi questa uggiosa trasferta nella terra dei Maestri, così l’hanno vissuta nella pienezza dei valori del rugby. Come le scivolate comuni, vinti e vincitori, nelle pozzanghere fangose, per la felicità delle lavatrici più all’avanguardia. Nulla di banale da queste parti, anche nel rito dello scambio dei simboli tra i club c’è qualcosa di unico nell’aria. Si capisce dalla semplice ma profonda liturgia della consegna della maglia al migliore giocatore (Gaetan Keyes con le sue applaudite scorribande) e dei berretti della società ai giocatori che più hanno brillato in partita (Davide Pelliccioni, Lorenzo Signorini e Federico Simoncelli). L’emozione dei premiati si mischia all’orgoglio di tutti i partecipanti. Ci si porta a Roma anche la divisa ufficiale dei St. Bernadettes racchiusa in una nobile cornice ma in realtà in quell’omaggio simbolico c’è molto di più. “Onorati di essere qui per imparare“, ha colpito nel segno il coach Alessandro Lazzari, sintesi perfetta di un pensiero comune. Sfociato in un abbraccio collettivo con il club ospitante, alternando piatti di pollo al curry, riso e salsicce. IMG_9500

 Questa fotografia che difficilmente scolorirà agli occhi del gruppo urchino è stata la parte più vibrante dell’ormai tradizionale “Six Nation’s Tour” allestito con la solita maestria dai genitori dei ragazzi del 2005 e 2006, stavolta in viaggio alla volta del Galles. L’emozione di entrare nella maestosa pancia del “Millennium Stadium” è stata forte, impareggiabile rispetto al fascino ancestrale delle Stonehenge, alle terme romane di Bath, al ponte sospeso di Clifton, alla cattedrale e al castello di Cardiff. Va bene così, era l’atmosfera quella che contava, come la forza di un gruppo che viaggia veloce.  E non smette mai di tifare i loro idoli sportivi. Con felpe urchine, berretti d’ordinanza e bandiera del club al seguito, sono stati mezz’ora davanti all’albergo degli Azzurri a Cardiff aspettando che uscissero per salire sul pullman diretto allo stadio. “Daje, battiamoli ‘sti Dragoni”. L’incitamento di quei sognatori non è bastato all’Italia. Ma questa è un’altra storia. Per i ragazzi essersi scambiati il cinque con Parisse e compagni è già un successo. E poi, vuoi mettere, c’è quella sfida al St. Bernadettes da mettere in bacheca.

 Ah sì perché dimenticavo… gli urchini, contro i rivali inglesi, hanno perso la partita più importante, quella delle bevute. Ma ci sarà tempo per rimediare. Per il resto è stato un SUCCESSONE.IMG_9557

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